Incontri e agguati

da | Mag 28, 2015

Presentiamo sette poesie in anteprima dal nuovo libro di Milo De Angelis, Incontri e agguati (Mondadori, 2015), in libreria dal 1 giugno.

***

Questa sera ruota la vena
dell’universo e io esco, come vedi,
dalla mia pietra per parlarti ancora
della vita, di me e di te, della tua vita
che osservo dai grandi notturni e ti scruto e sento
un vuoto mai estinto nella fronte, un vuoto
torrenziale che ti agitava nel rosso dei giochi
e adesso ritorna e ancora ritorna
e arresta la danza delle sillabe
dove accadevi ritmicamente e tu
sei offeso da una voce monocorde e tu
perdi il gomitolo dei giorni e spezzi
la tua sola clessidra e ristagni e vorrei
aiutarti come sempre ma non posso
fare altro che una fuga partigiana da questo cerchio
e guardare il buio che ti oscilla tra le tempie e ti castiga,
figlio mio.

*

Rinasce in un prato di piazza Aspromonte
la vecchia contesa tra questo rettangolo
e i cavalli della mente, tra questo semplice
rettangolo terrestre e tutti gli spettri
che si affollano lì, dove il numero otto
tirò preciso a fil di palo ed entrò
in una galleria di anni e domeniche piovose
e ora regna su di noi lo sguardo di un demiurgo
che ci raccoglie nel centro della mano
e legge su quei volti il labiale di una gioia
conclusa e straripante.

*

Dunque, amica mia, sei tu questa gioia senza dio
che giunge a un tenero golfo stamattina
e mi dice al telefono ora so ora so
che dalla fine più violenta
può scaturire questo bene, una spiga
di atomi felici dove nasco
e vedo il chiarore infantile di un sentiero e noi siamo
il frutto di un contrasto magistrale
che prepara giorno dopo giorno la lettera d’amore.

*

“Mi sono allontanato, vedi, dal campo
delle nostre partite iridescenti
e mi troverai qui, sotto le parole:
il quaderno è stato il mio unico compagno
e ora sulla mano, vedi, c’è la linea della morte.

Solo tu puoi salvarmi, solo tu
con un tiro all’incrocio prodigioso”

*

Sei tu, non c’è dubbio, riconosco
l’attacco delle tue risposte quando venivi interrogato
e le finestre del Gonzaga mostravano un cortile immenso
e tutto, fuori, assomigliava al silenzio degli olmi
scendeva un voto dalla tonaca nera e tu eri salvo
riapparivano le nostre pure voci e tu eri sommerso
di voci e si formava un’occulta melodia e c’erano
già i numeri sulla maglia, i numeri giusti per ciascuno,
e si avvicinava, con il suo sorriso vivente, il volto
della partita.

*

Ti ritrovo alla stazione di Greco
magro come un rasoio e ulcerato da un chiodo
che tu chiamavi poesia poesia poesia
ed era l’inverno eroico di un tempo
che si oppone alla vita giocoliera…e vorrei
parlarti ma tu ti accucci in un silenzio
ferito, ti fermi sul binario tronco,
fissi il rammendo delle tue dita
con la gola secca di fendimetrazina,
e la palpebra accesa da mille frequenze
mentre la Polfer irrompe nel sonno elettrico
e riduce ogni tuo millimetro all’analisi del sangue…
…vorrei parlarti, mio unico amico, parlare solo a te
che sei entrato nel tremendo e hai camminato
sul filo delle grondaie, nella torsione muscolare
delle cento notti insonni, e ti sei salvato
per un niente… e io adesso ti rifiuto
e ti amo, come si ama un seme fecondo e disperato.

*

Dolce niente
che mi hai condotto negli anni
del puro suono, quando tutto si diffondeva
dalle vaste novelle dei genitori
e il mondo sconosciuto ci chiamò …

…e tu invece, cupo niente dell’esilio,
niente delle anime senza risposta,
niente infuriato e sanguinante,
ustione del fiore reciso…

dolce niente e cupo niente
voi siete la stessa cosa per sempre.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).